E' uno strano martedì di fine marzo. Si chiude questo mese di dolore, lacrime, preoccupazione intensa, smarrimento, sconforto che si alterna all'ottimismo, solidarietà e senso di unità nazionale, bandiere ai balconi e immagini forti che ci accompagneranno per il resto della vita. Abbiamo affrontato il piccolo sacrificio che ci veniva chiesto con la speranza di vedere quei maledetti numeri scendere, ci sono state giornate terribili in cui tutto ci era sembrato vano e giornate meno negative in cui ci è stata presentata una curva meno ripida che però si è sempre comunque accompagnata alla conta di centinaia di morti. Abbiamo visto il papa farsi carico di tutto il nostro dolore e la nostra speranza e offrirli a Dio, perché ci perdoni la pretesa di vivere sani in un mondo malato e l'indifferenza verso le sofferenze altrui che non riuscivano a scuotere le nostre esistenze abitudinarie e affaccendate.
Ci siamo stretti l'un l'altro, anche non potendoci sfiorare. Abbiamo fatto in modo di portare ogni giorno nella vita degli altri un sorriso, fosse solo con la condivisione di un meme. Ci siamo inventati qualsiasi cosa per permettere al tempo in casa di trascorrere nel modo più sereno possibile: abbiamo impastato, fatto ginnastica, letto, dormito, ascoltato musica in 8d, ci siamo scoperti pizzaioli, fornai, pasticcieri, musicisti, ballerini. Abbiamo imparato a fare i conti con una dispensa non sempre piena e stiamo dando fondo a tutti i vasetti di creme per il corpo e per il viso sugli scaffali del bagno.
Di questo mese salvo le serate sul divano io e i miei ragazzi a vedere Harry Potter, salvo le tagliatelle che ha fatto Ludovica domenica mattina, salvo le telefonate con mia zia e mia suocera la sera per cercare di allegerire il peso della loro solitudine, salvo le schitarrate di Gabriele, salvo le scorte che mio marito aveva fatto a tempo debito e stoccato in garage subendo con pazienza la nostra ingiusta derisione, salvo gli sguardi sorridenti e solidali dietro le mascherine che ho incontrato ieri mattina al supermercato e in farmacia, salvo le videochiamate con gli amici, la tenerezza per il disegnino che il mio nipotino mi ha fatto recapitare, salvo la gonna estiva, a fiori e coloratissima, che mi sono cucita in un pomeriggio di pioggia, salvo gli sforzi dei professori dei miei figli che ormai sono di casa, perché seguo le loro lezioni mentre cucino o pulisco e a proposito di questo salvo il trenta che Ludy ha preso dopo due ore di esame, chiusa nello studio mentre noi attendevamo trepidanti in cucina. Salvo l'amore che riesce a colmare le distanze e l'affetto che può esprimersi anche senza abbracci fisici.